Le maschere funebri, affascinanti manufatti che immortalano i volti dei defunti, vantano una storia millenaria che si intreccia con riti magici, credenze religiose ed espressioni artistiche.
Le prime attestazioni risalgono all'Antico Egitto, dove le maschere in oro, lapislazzuli e altri materiali preziosi venivano poste sul volto dei faraoni e di altri personaggi di alto rango per accompagnare il loro viaggio nell'aldilà. La maschera era vista come una sorta di "anima secondaria" che proteggeva il defunto e ne garantiva la rinascita.
In epoche successive, l'uso delle maschere funebri si diffuse in diverse culture, assumendo varie forme e significati. Nell'antica Grecia e a Roma, le maschere in gesso o terracotta venivano utilizzate per creare ritratti realistici dei defunti, conservando la memoria del loro aspetto fisico. In Europa, invece, durante il Medioevo e il Rinascimento le maschere funebri divennero vere e proprie opere d'arte, realizzate in bronzo, marmo e persino cera, spesso decorate con ornamenti e simboli religiosi.
Con l'avvento di nuove tecniche di rappresentazione, l'utilizzo delle maschere funebri diminuì gradualmente. Tuttavia, esse continuarono ad essere utilizzate in alcuni contesti, come ad esempio per la realizzazione di calchi in gesso per monumenti funebri o per l'identificazione di persone decedute in circostanze tragiche.
Oggi, le maschere funebri sono considerate oggetti d'arte di grande valore storico e culturale, conservate in musei e collezioni private. Esse ci offrono uno spaccato sulle diverse culture e credenze del passato, permettendoci di conoscere i volti e le storie di chi ci ha preceduto.